Per un periodo di circa trent’anni Jean Baptiste Lully ebbe una posizione di grandissimo potere alla corte del re Luigi XIV. Egli fece un uso quasi spietato della propria posizione, non solo per mettere da parte una immensa fortuna personale, ma per rendere pressoché impossibile a qualsiasi giovane compositore venisse dopo di lui, minacciare il suo monopolio o mettere in ombra la sua figura.
Ma Lully fu costretto a riconoscere, tra i musicisti della nuova generazione, un eccezionale talento nel giovane Marin Marais. Era un esecutore straordinario, un virtuoso di viola da gamba. Ammettere le sue qualità significava per Lully farlo entrare nella ristretta cerchia dei musicisti che lavoravano con lui. Lully infatti chiamò Marin Marais come interprete della scena del Sonno, nella sua opera Atys, per una rappresentazione al Castello di St. Germain en Laye nel gennaio del 1676. Marais fu il protagonista di una scena incantata e sospesa nel Terzo atto, un duetto tra voce solista e strumento.
Anni dopo, Marais non dimenticò di rendere omaggio a Lulli, nella sua opera Alcyone, anche lui con una Sinfonia del Sonno.
Nessun musicista che fosse attivo nella seconda metà del seicento a Parigi poteva immaginare di essere libero dall’influenza di Lully. Certamente non Marin Marais e neppure i suoi coetanei, come Michel Richard Delalande.
Lully era il sovrintendente della musica del re. Traendo vantaggio della centralizzazione messa in atto da Luigi XIV, Lully aveva creato un’Accademia Reale per la musica e danza, una casa editrice che aveva il monopolio delle pubblicazioni in Francia, e rese obbligatorio per i musicisti che volessero entrare a corte una formazione altamente professionale. Fu il riformatore e dittatore della musica, ma venne ricordato anche come il principe dei musicisti, l’inventore della musica francese. Marais fu attivo alla corte di Francia come strumentista alla Camera Reale. Questa attività lo portò a comporre un grande numero di pezzi strumentali, trii e opere drammatiche e oltre seicento brani per viola da gamba in cinque raccolte.
Era nato a Parigi il 31 maggio 1656, secondo di tre fratelli. Il padre, Vineau, era calzolaio. La famiglia viveva sulla riva sinistra della Senna e di quel periodo vissuto in un quartiere popolare rimase al musicista il ricordo delle campane di Sainte Genevève du Mont de Paris La chiesa dedicata alla Santa protettrice di Parigi. A quelle campane che avevano scandito le ore della sua vita infantile dedicò un brano, pubblicato nel 1723, un dialogo tra il violino e la viola su basso ostinato.
Marais era dunque figlio di una famiglia modesta. Aveva però uno zio, Louis, che era un ecclesiastico, un rispettato dottore in teologia, che negli anni sessanta del 1600 divenne Vicario nella chiesa reale di St. Germain d’Auxerrois, la chiesa parigina del re di Francia di fronte al Louvre. Louis Marais ed era molto vicino alla famiglia del fratello e quando la moglie di Vineau morì, fu lui stesso ad occuparsi dell’educazine dei nipoti. Fu nell’aprile del 1666, a dieci anni, che Marin Marais divenne corista nel coro di voci bianche di St. Germain d’Auxerrois. Qui fu compagno di studi di Michel Richard Delalande e Francois Lalouette, che diventeranno personaggi di rilievo nella musica di corte, Lalouette assistente personale di Lully mentre Delalande ne prenderà il posto dopo la morte nel 1687.
Anche Delalande era di modesta estrazione, il padre era un artigiano come il padre di Marais, era sarto. Per le famiglie dei due ragazzi fu dunque una vera fortuna che i figli potessero studiare in quell’istituzione che si occupava anche del loro mantenimento. Il coro era diretto da Francois Chaperon, uno dei musicisti più in vista dell’epoca. Insieme alla musica, al canto, alla teoria e le altre materie come il latino e la grammatica, i giovani del coro imparavano anche a suonare uno strumento.
Al tempo in cui Marais era un ragazzo, la Viola da gamba era al principio della sua popolatità, fino a quel momento era stata considerata uno strumento da accompagnamento. Tra coloro che portarono la viola da gamba alla dignità di strumento solista c’era St. Colombe, virtuoso e figura misteriosa di cui non conosciamo neppure il nome proprio.
A 16 anni, al termine del corso di studi a St. Germain, Marais andò dunque a studiare con St.Colombe, St. Colombe accettò di insegnare a Marais, forse spaventato dalla bravura dello studente, lo congedò dopo sei mesi dicendogli che ormai gli aveva insegnato praticamente tutto.
St. Colombe si era fatto costruire una casetta nel bosco, poggiata sui rami di un albero, un posto dove credeva di poter studiare senza farsi sentire da nessuno. C’è un aneddoto che racconta di come Marais, scoperta la casetta tra i rami del gelso, aveva trovato il modo di nascondersi tra gli alberi per rubare qualche segreto al maestro. La cosa non durò a lungo perché St. Colombe lo scoprì, ma riconobbe il talento del ragazzo. E un giorno disse che ci sono senza dubbio allievi che possono superare in bravura il proprio maestro, Marais non avrebbe mai trovato nessuno in grado di superarlo. Anni dopo, Marais dedicò un Tombeau a St. Colombe in cui il canto della viola si espande senza confini su un paesaggio immobile, e mostra non solo la sua grande maestria nella composizione per viola, ma anche una profonda conoscenza di un altro strumento, la tiorba.
Quando Marais pubblicò i suoi Pieces de viole nel 1686, con la dedica a Lully, il suo approccio allo strumento era del tutto originale. E forse questo ha a che vedere con il fatto che Marais, ascoltando St. Colombe, era stato in grado di comprendere il suono del suo strumento, ma non il modo in cui otteneva quei suoni.
Il suo sistema di diteggiatura idiomatico e l’utilizzo dell’arco e la terminologia che poi vennero adottati come regola, progrediva ad ogni pubblicazione delle sue raccolte. L’eccentrico violista della generazione successiva Hubert Le Blanc, rammentò il suo modo di suonare così raffinato e comporre così puro, e lo definì un autentico Aiace della musica, in grado di sostenere gli assalti che venivano dall’altra parte delle Alpi, sferrati alla Francia dai Romani, dai Fiorentini, dai Veneziani.
La parabola della viola da gamba come strumento solista si esaurì nell’arco del XVII secolo e ancora durante la vita di Marais la porta stava già per chiudersi sulla popolarità dello strumento. Verso la fine del secolo molti compositori, tra cui lo stesso Marais autorizzavano l’uso strumenti alternativi, come il flauto e il violino, il cembalo e la chitarra. D’altronde la popolarità delle composizioni di Marais era tale che dovunque comparivano trascrizioni per altri strumenti.
Marais fu il primo a pubblicare in Francia una raccolta di Trii per flauto, violino e viola da gamba che nel 1692 dedicò a Mademoiselle Roland, cantante, strumentista e ballerina dell’opera, che casualmente era anche la madrina di uno dei suoi figli. La Ciaccona che conclude la Suite in do maggiore è un brano molto esteso, che combina in modo affascinante e vario gli strumenti, spesso facendoli dialogare due a due.
Il 6 maggio del 1682 Luigi XIV faceva di Versailles la sua residenza principale. E dunque il centro del potere politico in Francia, cosa che naturalmente avrebbe avuto delle grandissime conseguenze su tutto il regno. A Versailles dunque anche la musica dovette abituarsi al nuovo ritmo del palazzo.
Secondo il duca di Saint Simon, profondamente scettico verso quel mondo, la giornata del re poteva essere facilmente registrata da come era scandita la musica alla sua corte. Ogni occasione era buona per dar corso ad un avvenimento musicale. Il direttore della musica, scelto personalmente dal re, era Delalande, a lui spettava di organizzare ogni avvenimento musicale dall’alba al tramonto. Luigi XIV pranzava piuttosto tardi, verso le dieci di sera, e lo faceva in pubblico, circondato dai figli e da una folla di persone tra servitori e personaggi della nobiltà. Delalande componeva le musiche anche per il pranzo del re.
Ancora una volta Delalande e Marais si ritrovavano, come ai tempi del coro a St Germain d’Auxerroi. Marais era arrivato alla corte, dopo aver colpito l’attenzione di Lully, suonava ogni giorno al pranzo del re e faceva parte dell’orchestra di corte. A quel punto sentì di avere un futuro assicurato e nel settembre del 1676 prese moglie, Catherine d’Arnicourt. Nel contratto matrimoniale si definiva Musicista del re, invero non aveva ancora una posizione ufficiale ma questa arrivò alcuni anni dopo quando divenne suonatore di viola della Camera Reale, con un contratto firmato dal re in persona.
Marais era assai ben retribuito per il suo lavoro alla corte. D’altro canto la famiglia cresceva, ogni anno arrivava un nuovo figlio, e il loro numero crebbe fino a 19, anche se non tutti rimasero in vita. Insieme alla famiglia crescevano anche i suoi impegni a corte. C’era il risveglio del re e poi la messa, obbligatoria per tutti, c’erano i ricevimenti e spesso un concerto serale, dopo la cena, negli appartamenti reali. Si suonava per i ricevimenti in giardino o per il gioco di carte o il biliardo. Si suonava al palazzo di Fontainebleu o a quello di St. Germain. D’inverno quasi sempre era Versailles il luogo dei ritrovi. Poi c’erano i concerti privati per le celebri Madame di Maintenon o la Principessa di Conti. E si suonavano Trii quando il re andava a letto.
Con tutta probabilità in questi concerti avranno trovato posto i pezzi del Secondo Libro di composizioni per viola, che Marais pubblicò nel 1701, dedicandoli al Duca di Orléans. Tra questi uno dei più celebri è quello che contiene le Variazioni sul tema della Follia.
Questo brano è noto certo a coloro che hanno visto il film di Alain Corneau, Tutte le mattine del mondo, che ha contribuito all’immagine che molti di noi hanno di Marin Marais, interpretato da Gerard Depardieu (in questa scena è il figlio di Depardieu a interpretare il giovane Marais) con la struggente sceneggiatura di Pascel Quignard che ci racconta molto di più di quanto avremmo mai immaginato, anche di St. Colombe.
Marais ebbe anche una carriera come compositore di opere drammatiche. La sua prima composizione in questo senso fu la tragedia Ariadne et Baccus nel 1696. A questa fece seguito la Tragedie Lyrique Alcyone nel 1706. Il soggetto è tratto dalle metamorfosi di Ovidio, e l’opera si apre – come si conviene – con Apollo accompagnato dalle muse a celebrare la gloria di Luigi XIV.
L’opera fu senza dubbio il più grande successo di Marais durante la sua vita, gli fruttò un’ingente somma di denaro e molta notorietà. E questo si aggiunse alla sua carriera di camerista di successo.
Marais cercò di replicare il buono risultato dell’Alcyone con un’altra opera, che ebbe però un destino del tutto diverso, e questo non tanto per ragioni musicali, bensì per ragioni assolutamente estranee alla musica. La causa dell’insuccesso della Semele, così si intitolava l’opera, sembra sia stata il freddo eccezionale che colpì l’europa nell’inverno del 1709. Durante quei mesi ghiacciò – pensate – la laguna di Venezia e tutti i più grandi fiumi d’Europa compresa la Senna. Le navi rimasero intrappolate a Marsiglia e a Genova. La temperatura a Parigi registrò un -23 nel centro, per scendere fino a -26 nei sobborghi. Moltissimi furono i morti per il freddo e i teatri rimasero chiusi.
Negli anni successivi esce anche il quarto libro dei Pezzi per viola. La collezione contiene pezzi per una, due e tre viole, e Marais specifica, nella sua prefazione, che intende soddisfare il gusto del pubblico e se l’interprete a tutta prima può trovarli difficili, con un po’ di pratica si familiarizzerà facilmente. Uno dei brani più celebri di questa Suite si intitola Labyrinth e si presenta davvero come un labirinto di percorsi musicali, di successioni a sorpresa, dove sperimentiamo anche lo smarrimento di chi fatica a trovare una via d’uscita. Forse Marais aveva in mente il labirinto che Luigi XIV aveva fatto realizzare dal suo giardiniere André Le Notre a Versailles, dove trentanove fontane rappresentano altrettante favole di Esopo.
Alle otto e un quarto del mattino del 1 settembre del 1715 il re sole moriva a settantasette anni. Gli succedeva Luigi XV, che di anni ne aveva solo cinque anni. Il re bambino lasciò il palazzo di Versailles accompagnato dal reggentr Filippo di Orléans, mentre Luigi XIV veniva seppellito a St. Denis, come tutti i reali di Francia. Tutte le 2513 finestre del castello di Versailles vennero chiuse, e la cosa dovette prendere un bel po’ di tempo … il 9 settembre 1715. Dopo essere stata per venticinque anni il cuore della Francia, Versailles visse un periodo di abbandono di sette anni. Anche l’orchestra di corte veniva chiusa. Intanto il mondo dei concerti stava cambiando. Nel 1725 Anne Dancan Philidor fonderà una delle prime organizzazioni di concerti pubblici: il Concert Spirituel, e ancora una volta sarà l’amico e compagno di scuola di Marais, Delalande, a inaugurare la serie dei concerti.
Marais aveva perso il suo potente datore di lavoro. Ma la sua carriera non era affatto conclusa. Viveva piuttosto bene in un appartamento in Rue de l’Oursine, che ora è rue Broca, aveva un giardino e possedeva un imponente ritratto di Luigi XIV e altri della famiglia reale. Una vasta sala da musica ospitava la sua collezione di strumenti, tra cui quattro viole di enorme valore. Bisogna ricordare infatti che il nome di viola da gamba indica una serie di strumenti di almeno nove dimensioni differenti. Nel 1717 si è detto usciva il quanto libro di pezzi per viola e otto anni dopo a sessantanove anni Marais pubblicava il quinto e ultimo libro. Si tratta di circa cento pezzi raccolti in sette suites, la maggior parte dei quali porta un titolo. Forse ispirabdosi ai pezzi clavicembalistici di Couperin Marais portava in scena la vita quotidiana, in tutti i suoi dettagli. Tra questi brani ce n’è uno che descrive addirittura un’operazione chirurgica, il Tableau de l’operation de la taille. Per non farci perdere nessun dettaglio Marais aggiunge una descrizione parlata, ascoltiamo:
Il 15 agosto 1728, all’età di 72 anni Marais moriva. Nel 1722 Versailles era stata di nuovo aperta, ma il mondo di Luigi XIV, che Voltaire aveva definito il secolo più illuminato della storia, non esisteva più, quel mondo in cui Marais aveva cantato la gloria del re nella sua opera Alcyone che così tanto effetto aveva avuto alla sua prima rappresentazione. Nel primo atto, infatti, Marais aveva introdotto la celebre Tempesta, una scena di straordinario realismo, che lo studioso Titon du Tillet descrive in questo modo: Marais immaginò di far eseguire i suoni profondi non solo ai violoni e ai fagotti, ma anche a tamburi poco tesi che rullando continuamente creavano un suono sordo e lugubre, che insieme ai suoni acuti dei violini e degli oboi fecero sentire al pubblico tutto il furore del mare agitato, del vento furioso di una tempesta reale.
guido villa
12 Gennaio 2023 at 17:03
Articolo eccellente! Grazie!
Anna Rastelli
14 Gennaio 2023 at 08:50
Gentile Guido Villa,
La ringrazio molto
Mi fa piacere Le sia piaciuto
Un saluto cordiale
Anna Rastelli
Paolo Merelli
11 Maggio 2023 at 07:23
Bellissimo articolo, ha ricostruito con chiarezza il complesso fluire degli eventi di uno straordinario periodo della storia musicale. Complimenti
Anna Rastelli
27 Settembre 2023 at 10:07
Mi scusi il ritardo della lettura!
Grazie mille davvero
Anna Rastelli